L'italiano neostandard
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L’italiano standard è la lingua che apprendiamo a scuola, quella descritta e codificata nei libri di grammatica. C’è poi la lingua viva, quella dei parlanti, che si adatta alle situazioni quotidiane e ai diversi contesti comunicativi. È proprio dall’incontro di queste due dimensioni che nasce una varietà intermedia, l’italiano neostandard, così definito nel 1987 dal sociolinguista Gaetano Berruto. La sua caratteristica principale è la semplificazione di forme e costrutti. Ad esempio, al posto di egli ed ella si usano normalmente i pronomi personali soggetto lui e lei; oppure, il pronome indiretto gli tende a sostituire sia il maschile che il femminile, come in “Ho chiamato Maria e gli (non le) ho detto di venire”. Tipico è anche l’impiego dell’imperfetto per esprimere una ipotesi irreale. Si hanno pertanto frasi come “se partivi prima…” o “se facevi…” che sostituiscono sempre più spesso, rispettivamente, “se fossi partito prima…” e “se avessi fatto”. Questi fenomeni ormai largamente diffusi – pienamente accettati nel parlato ma non sempre riconosciuti nei contesti più sorvegliati, soprattutto nello scritto – testimoniano l’evoluzione naturale della lingua.
Cosa fai nel tempo libero?
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> Cosa fai di solito nel tempo libero?
< Ehm, in realtà, tra famiglia e lavoro, non ho molto tempo libero. In genere, mi rilassa ascoltare un po’ di musica, fare una passeggiata o incontrare un’amica. E tu?
> Io faccio molto sport: gioco in una piccola squadra di calcio, faccio jogging…
< Vai anche in piscina, vero?
> Sì, perché mi piace nuotare.