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    Viva Verdi

    MEDIO
    Adesso Audio 5/2021
    Verdi
    Von Salvatore Viola

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    Il 2021 è l'anno di Giuseppe Verdi: si celebrano i 120 anni dalla morte e i 150 anni dalla prima dell'Aida al Cairo. Ascoltiamo un brano che parla del grande compositore italiano.

    “Una delle maggiori la sventuraUnglücksventure che potessero toccare al nostro paese è accaduta: Giuseppe Verdi è morto.” Così il Corriere della Sera, il 28 gennaio del 1901, annunciareverkündenannuncia in prima pagina la morte del “il cignoSchwanCigno di Busseto”, avvenuta il giorno prima, a Milano, intorno alle tre del mattino. Il Maestro aveva trascorrereverbringentrascorso gli ultimi giorni nella stanza numero 105 del Grand Hotel et de Milan. In città, raccontano le le cronache pl.Chronikencronache, i giorni erano passati in un’atmosfera sospesohier: in banger Erwartungsospesa. Piccole la follaMengefolle silenziose radunarsisich versammelnsi erano radunate davanti all’albergo che ospitarebeherbergenospitava il grande compositore. Tale era il rispetto per il suo lo stato di saluteGesundheitszustandstato di salute che, per non disturbarestörendisturbarlo, le strade intorno all’hotel erano state cospargerebestreuencosparse di la pagliaStrohpaglia, in modo da attutiredämpfenattutire il il rumoreLärmrumore prodotto dagli lo zoccoloHufzoccoli dei cavalli e dalle ruote delle carrozze. Verdi era gratodankbargrato di queste dimostrazioni d’l'affettoZuneigungaffetto e di rispetto. Ciononostante, in una delle ultime lettere, aveva espresso la la volontàWille, Wunschvolontà anzioder vielmehranzi, ordinato, che i suoi i funeraliBegräbnisfunerali fossero “modestissimoäußerst bescheidenmodestissimi”: “Si facciano allo lo spuntar del giornoTagesanbruchspuntar del giorno o all’Ave Maria, di sera, senza il cantoGesangcanti e il suonoMusiksuoni. Basteranno due il pretePriesterpreti, due candele e una croce. Si dispensareausteilendispenseranno ai poveri di Sant’Agata lire mille il giorno dopo la mia morte. Non voglio alcuna la partecipazioneAnteilnahmepartecipazione particolare”. E in effetti il primo funerale, in forma privata, è modestissimo nelle intenzioni, ma la gente accalcarsisich drängensi accalca lungo il percorso del il corteo funebreTrauerzugcorteo funebre fin dalle prime ore del mattino, qualcuno arrampicarsikletternsi arrampica persino sugli alberi e il Corriere del 2 febbraio 1901 riferisce che “lo spettacolo … non si descrive”. A un mese dalla morte, il 27 febbraio, quando il corpo viene spostato nella la casa di riposoAltenheimCasa di Riposo per Musicisti fondaregründenfondata da Verdi e dove è tuttora seppellirebegrabensepolto, una folla oceanicounermesslichoceanica invaderehereinbrechen überinvade Milano. Le cronache parlano addirittura di 300.000 persone. In testa al corteo, un coro di 820 voci, dirette da Arturo Toscanini, intonareanstimmenintona il Va’ pensiero. Non poteva essere diversamente. Dalla proclamazione del Regno d’Italia sono passati appena 40 anni. Verdi, agli occhi di tutti, è stato, ed è, uno dei simboli viventi della la riunificazioneWiedervereinigungriunificazione, così come fin dagli gli anni (pl.) QuarantaVierzigerjahreanni Quaranta dell’l'Ottocento19. JahrhundertOttocento – quelli che con il Nabucco hanno decretarehier: begründendecretato la fama di Verdi –, la sua musica è stata la la colonna sonoraFilmmusik, hier: Begleitmusikcolonna sonora del il Risorgimentoitalienische Einigungsbewegung im 19. Jh.Risorgimento, malgrado lo stesso Verdi, almeno in un primo momento.

    Dalla crisi esistenziale a voce della nazione

    L’ancor giovane compositore, che solo dopo molte l'insistenzaDrängeninsistenze dell’l'impresarioUnternehmerimpresario Bartolomeo Morelli e del il suoceroSchwiegervatersuocero Antonio Barezzi accetta di comporre la musica del Nabucco, legge in realtà le parole che il librettista Temistocle Solera ha messo in bocca agli Ebrei nel famoso coro come una risposta alla profondotiefprofonda crisi esistenziale in cui è sprofondaregeratensprofondato in seguito alla morte di due figli e, subito dopo, della giovane moglie Margherita. La Patria sì bella e perduta per Verdi non è (ancora) l’Italia, è quella della vita e dell’arte, da cui pare avere prendere congedosich verabschiedenpreso definitivo prendere congedosich verabschiedencongedo. I “patrioti” italiani, al contrariohingegenal contrario, riconoscono nella la condizioneZustandcondizione di la cattivitàGefangenschaftcattività degli Ebrei la propria condizione materiale, non certo quella esistenziale. È come se Verdi, senza saperlo, avesse messo in musica le l'aspirazioneBestrebenaspirazioni di un’intera nazione. Tuttavia, chi lo immagina come artisticamente distaccatodistanziertdistaccato e riluttanteunwilligriluttante a lasciarsi trascinare nell’l'agoneKampfplatz, hier: Arenaagone politico, sbaglia. Verdi entra volentieri nella ristretta la cerchiaKreiscerchia di visitatori di casa Maffei, a Milano, il cui salotto, animatoangeregt, beseeltanimato dalla la contessaGräfincontessa Clara, ha ospitato e ospita alcuni tra i più celebri artisti e intellettuali dell’epoca e, naturalmente, i più accesoglühendaccesi patrioti. Il salotto Maffei diventa anzi il luogo della sua formazione politica. È grazie alla la frequentazioneBesuchefrequentazione e all’amicizia della contessa Maffei che, tra l’altro, nel 1868, Verdi ha la possibilità di incontrare coluider, derjenigecolui che considera quasi un santo: Alessandro Manzoni. “Io mi gli sarei posto in ginocchio dinnanzivor ihmdinnanzi, se si potessero adorareanbetenadorare gli uomini. Dicono che non lo si deve, e ciò sebbene venerareverehrenveneriamo sugli altari tanti che non hanno avuto il talento né le virtù di Manzoni”. Così, in una lettera alla contessa Maffei, Verdi descrive l’incontro con Manzoni. È proprio con Manzoni che Verdi, ancora giovanissimo, mostra i segni del futuro l'impegnoEngagementimpegno politico, mettendo in musica Il cinque maggio, la poesia che Manzoni ha dedicato alla morte dell’l'uom fataleSchreckensmannuom fatale Napoleone Bonaparte.

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