Il presepe

Preparare il presepe è una tradizione in moltissime famiglie italiane. C’è chi si limita alla capanna con la Sacra Famiglia, il bue e l'asinello e chi invece prepara scenografie con montagne, fiumi e cascate, pastori, pecorelle, mulini a vento e molto altro. Ascoltiamo un brano in proposito.

“Te piace ’o il presepeWeihnachtskrippepresepe?”, chiede quasi ossessivamente Luca Cupiello al figlio Tommasino in quel piccolo il capolavoroMeisterwerkcapolavoro della storia del teatro che è Natale in casa Cupiello (1931) del grande Eduardo De Filippo. La domanda esprime l’l'ansiaSorge, Angstansia del padre, il custodeHüter, Wächtercustode della tradizione, di fronte al “nuovo”, che certo è diverso, ma non necessariamentezwangsläufig, unbedingtnecessariamente buono. I tempi cambiano, ma il presepe resisterestandhalten, überdauernresiste e lo fa dai tempi in cui San Francesco d’Assisi, nella notte di Natale del 1223, fece a Greccio (Lazio) una “strana” messa che era una specie di il presepe viventeKrippenspielpresepe vivente. Tempo dopo, nel 1283, lo lo scultoreBildhauerscultore Arnolfo di Cambio se ne lasciò ispirare per realizzarne uno con le la statuinaFigur, Statuestatuine in alabastro. Il presepe raggiunse però l’l'apiceGipfelapice della la popolaritàBeliebtheitpopolarità nel il SettecentoBeliebtheitSettecento soprattutto a Napoli. Minimalista o grande quanto un’intera stanza, il presepe in Italia ha ancora tantissimi l'estimatoreBewundererestimatori, me compreso. È un momento “magico”, uno di quelli in cui più si sente il il caloreWärmecalore della propria famiglia. Ogni statuina accende un ricordo e disporreaufstellendisporle è come raccontare una storia, ogni anno diversa, ma sempre con lo stesso finale. Buon Natale.